Roma sparita

23 dicembre 2022

Roma sparita - La cena della vigilia di Natale, il cottio.

La cena del 24 dicembre, la vigilia di Natale, a Roma sparita era un momento importante che vedeva riunita tutta la famiglia per il tradizionale cenone di magro.
Cenone di magro
Si iniziava con un antipasto di olive, anguille, pescetti marinati e brodo di pesce; seguiva la pastasciutta al sugo di tonno, quindi il baccalà in umido con pinoli e zibibbo, accompagnato da broccoli e mele renette fritti in pastella. Era il cenone di magro della vigilia di Natale
E la parola stessa evoca qualcosa di importante: l'occasione per tutti (o quasi...) di sedersi a tavola e mangiare tanto e...bene. E anche il popolino, che a Roma sparita campava con poco,  spesso con il solo pane e vino, per la festa riusciva a procurarsi cibo più sfizioso, seppur sempre appartenente alla cucina povera ...
Nelle case, dopo la cena, erano di rigore la tombola, e altri semplici giochi e  il "sermone", la poesiola natalizia recitata dai bambini davanti al presepe. 
Poi si andava tutti insieme alla messa di mezzanotte e particolarmente solenne era quella che si svolgeva nella basilica di Santa Maria Maggiore. 
Le tavole dei ricchi. 
Ben diverse erano le tavole dei potenti cardinali, dei monsignori, degli aristocratici
Qui non poteva mancare il pesce fresco (carissimo anche nelle epoche passate e quindi destinato solo ed esclusivamente alle tavole dei ricchi) e altri cibi prelibati e tipici ...

I cibi destinati  a questi palati eccellenti li descrive il poeta Giuseppe Gioachino Belli nel famoso sonetto: La viggija de Natale.
Leggendo questi versi, in cui la satira è feroce verso l'opulenza, verso i costosi e prelibati cibi, dei privilegiati, spesso ricevuti in dono, rispetto alla modestia dei cibi dei poveri, ci possiamo fare anche un'idea dei prodotti, andando indietro nel tempo, che non potevano
mancare sulle tavole fortunate

I cibi dei privilegiati.
Così preti, cardinali, aristocratici,
insomma chi poteva permetterselo, non si facevano mancare nulla: il torrone, il caviale, il "porco", il "pollastro", il "cappone", un buon "fiasco de vino padronale", il "gallinaccio", l'abbacchio, l'"oliva dorce", il pesce "de Fojjano", l' "ojjo", il "tonno", e l'"anguilla de Comacchio"...(vedi sonetto n. 515).

Al mercato del pesce. 
Il mercato del pesce a Roma sparita era particolarmente affollato la vigilia di Natale, poichè la tradizione, ieri e oggi, stabilisce che la cena di Natale sia di magro, cioè a base di pesce e di verdure.  E proprio per la cena di vigilia, la vendita all'ingrosso del pesce (il "cottio", dal latino medioevale "coctigium") iniziava l'antivigilia, il 23 dicembre, nelle primissime ore del  mattino e si svolgeva in forma di asta secondo modalità tradizionali per tutto il 24 dicembre. 
E il cottio, cioè l'asta del pesce, era uno spettacolo vero e proprio!! Coloratissimo, rumoroso, pieno di gente, romani, forestieri, popolani,  signori e signore fra i banchi che esponevano pesce di tutti i tipi. 
Caratteristici anche i termini in gergo utilizzati in quanto comprensibili solo ai "cottiatori" e agli acquirenti , che erano venditori al minuto, gestori di trattorie, cuochi di nobili famiglie romane. (vedi video)

Luoghi dove era venduto il pesce.
Ci racconta G. Zanazzo che dal XII secolo fino agli inizi dell'Ottocento, il luogo per la vendita del pesce a Roma era il Portico d'Ottavia, nei pressi della chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, al ghetto.

Mercato a 
piazza del Pantheon
Ad inizio '800 si vendeva pesce, oltre che al Portico d'Ottavia, in piazza del Pantheon, in via del Panico, al Corso. 
L'opinione pubblica cominciava tuttavia a ritenere poco compatibile la salvaguardia dei monumenti più illustri con la presenza dei banchi di vendita. 
Proprio per tutelare il decoro del Pantheon, Pio VII (1800-1823) fece costruire in via delle Coppelle una nuova pescheria (la concessione per la costruzione è del 1821) vietando nel contempo che si vendesse pesce altrove, se non al Portico d'Ottavia e nelle due piazze de' Monti e di Scossacavalli (quest'ultima scomparsa a seguito delle demolizioni per l'apertura di via della Conciliazione).

Dopo l'unità d'Italia fu deciso di spostare il mercato del pesce dal Portico d'Ottavia a piazza S. Teodoro. Il pesce veniva portato in città attraverso porta S. Paolo e porta Portese e la nuova ubicazione del mercato consentiva di evitare che la merce dovesse attraversare la città.
Il nuovo mercato (progetto e direzione dei lavori di Gioachino Erzoch) era dotato di botteghe per la vendita, di pulpiti per i banditori, di una strada per il passaggio dei carri e di illuminazione notturna, oltre che di un sistema di innaffiamento teso a migliorare le condizioni igienico sanitarie. 

Roma sparita,
 Il cottìo
Il Cottio. Il “Cottio” si svolse a San Teodoro fino al 1927, quando fu trasferito ai mercati generali sulla via Ostiense.
Nella notte tra il 23 ed il 24, intorno alla mezzanotte si aprivano i cancelli dei mercati generali: anche i privati cittadini avevano facoltà di accedere al mercato dove si potevano anche gustare, a titolo assolutamente gratuito, “cartocciate” di pesce fritto (pesciolini, pescioloni, magari non di qualità estremamente pregiata ma … pur sempre pesce fresco), offerte dai grossisti. 
E allora buon appetito !!!!