Roma sparita

Visualizzazione post con etichetta tradizioni natalizie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tradizioni natalizie. Mostra tutti i post

17 novembre 2024

Natale a Roma sparita- Arrivano zampognari e pifferai.


A Roma sparita non era Natale se nelle strade non si diffondeva il dolce e caratteristico suono dei zampognari e dei pifferai (in romanesco i BBiferari).[leggi qui >>].
Essi arrivavano il 25 novembre, giorno di Santa Caterina, e appena cominciavano a suonare per le strade venivano invitati nelle abitazioni, dove gli veniva offerto vino e anche del cibo detto «il cartoccio della padrona», oltre a qualche soldino. 

La novena per il Natale 
Gli zampognari venivano a fare le novene (1) davanti agli altarini delle Madonne che si trovavano agli angoli delle strade, nelle botteghe e nelle case.
Fino a '800 inoltrato la tradizione della novena per il Natale era molto sentita a Roma sparita.
La novena si articolava in una introduzione, nella cantata, nella pastorale ed infine nel saltarello. 
Molte famiglie di Roma erano clienti fisse da generazioni degli zampognari, quindi le dimore, dove fare la novena, si trasmettevano di padre in figlio e addirittura alcuni si prenotavano più di una novena anche...per non passare da liberali. La novena portata dagli zampognari durava nove giorni.
e costava 2 paoli. 
Finito il periodo natalizio i suonatori riuscivano a guadagnare anche 40 o 50 Scudi, che per quei tempi era una cifra considerevole e permetteva di passare qualche mesi senza lavorare.
Per poter suonare per strada, gli zampognari  dovevano chiedere un'autorizzazione, che dal 1870 una laica ordinanza postunitaria revocò e così la tradizione della novena scomparve, nonostante le proteste dei romani e dei giornali del tempo.
Nella campagna romana  la zampogna si suonava anche durante il carnevale, le feste patronali, i matrimoni, nelle osterie, durante le ottobrate, come testimoniato dalle belle incisioni di Bartolomeo Pinelli.

Gli zampognari e le edicole sacre
Incisione di B. Pinelli
Roma è sempre stata meta preferita di zampognari e pifferai,  che provenivano dal centro sud, principalmente da Abruzzo, Lazio, Campania.
I piferrai giravano sempre perlomeno in due: il più vecchio che suonava la zampogna, quello più giovane il piffero (in romanesco bifera)
In queste edicole erano poste immagini della Madonna spesso con Gesù Bambino. 
E in quanto simbolo della religiosità popolare erano diffuse in tantissime strade e vicoli di Roma, dove anche oggi è possibile ammirarle. 
Queste  edicole votive erano chiamate Madonnelle, ed erano spesso costituite da immagini dipinte ad affresco o su tela, racchiuse in cornici e baldacchini, a volte scolpite in marmo, ed impreziosite da ex voto. 
Alcune erano anche dentro cortili e portoni
Data la carente illuminazione pubblica, lumini, candele e lampade votive, offerte dai fedeli o dalle numerose confraternite, servivano anche a rischiarare le strade durante la notte.

Leggendo Giggi Zanazzo..
Nel racconto di Zanazzo c'è anche una nota autobiografica. Suo padre Carlo, che gestiva un'osteria a Testaccio, per non essere preso di mira dal governo pontificio, si raccomandava  alla Madonna. Così faceva fare, pagando 4 paoli, due novene per ogni altarino che era presente nella sua osteria.

Queste novene venivano fatte una la mattina e una la sera e duravano 18 giorni. 

Ogni suonata veniva intramezzata con una canzoncina religiosa, 
totalmente incomprensibile per chi li ascoltava, a causa del dialetto ciociaro o abbruzzese
E un aneddoto riferisce che cantando avrebbero detto: 
«E quanto so’ mminchioni ’sti romani Che ddanno da magnà’ a ’sti villani». Parole che però di religioso non avevano proprio nulla  ...
Gli zampognari tornavano al loro paese 15 giorni dopo Natale.
___________
(1) La novena è un'attività di devozione cristiana che consiste principalmente nel recitare preghiere (come il Rosario) ripetute per nove giorni consecutivi. È destinata alla preparazione a una ricorrenza solenne, come il Natale o la Pentecoste, o anche solo per richiedere particolari grazie.

3 gennaio 2023

Roma Sparita. 6 gennaio, festa della Befana


La festa della Befana
fra piazza dei Caprettari e
Sant'Eustacchio
Ancora alla fine dell' 800 la festa era chiamata Pasqua Bbefanìa, in quanto col nome di Pasqua venivano chiamate tutte le feste. 
A Roma sparita era una festa  particolarmente sentita dai bambini, in quanto la tradizione era che i regali li portasse solo ed esclusivamente la Befana
Le condizioni economiche delle epoche passate erano molto diverse dalle attuali e, a causa della estrema povertà in cui viveva la maggior parte del popolo, lo scambio dei doni ovviamente non aveva niente a che fare con la situazione odierna, dettata dal diffuso benessere e dal consumismo.
Ciononostante,  i genitori, seppur con regali modesti, cercavano di accontentare i loro bambini, che aspettavano 
 tutto l'anno, con trepidazione, l'arrivo della verchina/befana il 6 gennaio. 

La leggenda della Befana
La figura della Befana nasce in epoche antiche e si intreccia con miti pagani legati alla fine dell'anno e  per lungo tempo è stata condannata dalla Chiesa. Non a caso l'antica figura pagana femminile,  che si avvicina alla rappresentazione di una strega, fu accettata gradualmente nel Cattolicesimo, come una sorta di dualismo tra il bene e il male.
Successivamente si creò un racconto popolare legato alla figura dei Re Magi, che diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino appena nato,  non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia.
Malgrado le loro insistenze, la donna non uscì di casa per accompagnarli. Poi la vecchia si pentì di non essere andata con loro e con un cesto di dolci uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.
Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
Da ciò la tradizione vuole che, da allora, la vecchia continui a girare per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare e
 in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Re Magi.

La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè apparizione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che riempie di doni le calze dei bambini buoni, la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
Viene rappresentata con un gonnellone scuro e ampio, con un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto sul capo o un cappellaccio in testa, un paio di scarpe consumate , il tutto vivacizzato da numerose toppe.
Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. 
B.Pinelli
La Befana
I regali
Giggi Zanazzo ci racconta che lo scambio di doni poteva riguardare anche gli innamorati, e gli sposi.
Ma ovviamente la festività era dedicata ai più piccoli e ai ragazzini.
Come già accennato, a Roma sparita i doni erano assai modesti, e appese alle cappe del camino si appendevano due calzette: una con giocherelli,  pastarellefichi secchi, mosciarelle (castagne), un'arancia (in romanesco "portogallo"), una pigna dorata e argentata, e un'altra calzetta piena di cenere e carbone, per tutte le volta che erano stati cattivi. 

La sera della vigilia della Befana a Roma sparita i bambini andavano a dormire presto, e una parte della loro cena era lasciata alla Befana.
E per i genitori di allora, anche per quelli poveracci era un obbligo far trovare un giocherello ai loro bambini.

La Festa della Befana nelle strade e piazze di Roma
Attualmente la festa della Befana ha come centro la scenografica piazza Navona, dove è stata tresferita dal 1872,  con tutte le sue bancarelle addobbate di giochi, presepi, dolciumi e le immancabili befane etc. .. uno spettacolo indimenticabile per grandi e piccini.
E' lo stesso Giggi Zanazzo che racconta che prima la baldoria tipica di questa festività si faceva intorno a piazza Sant'Eustacchio e coinvolgeva anche le zone limitrofe, come piazza dei caprettari  dove si faceva una gran confusione, piene di casotti, aperti dall'Avvento alla festa della Befana, che vendevano giocherelli, dolciumi e pupazzi del presepe oltre ai classici dolciumi.
I pupazzari esponevano  befane così vere e brutte, che facevano gelare il sangue ai bambini dallo spavento. 
E a Roma la festa era un momento di festa,  che si aspettava tutto l'anno. 

23 dicembre 2022

Roma sparita - La cena della vigilia di Natale, il cottio.

La cena del 24 dicembre, la vigilia di Natale, a Roma sparita era un momento importante che vedeva riunita tutta la famiglia per il tradizionale cenone di magro.
Cenone di magro
Si iniziava con un antipasto di olive, anguille, pescetti marinati e brodo di pesce; seguiva la pastasciutta al sugo di tonno, quindi il baccalà in umido con pinoli e zibibbo, accompagnato da broccoli e mele renette fritti in pastella. Era il cenone di magro della vigilia di Natale
E la parola stessa evoca qualcosa di importante: l'occasione per tutti (o quasi...) di sedersi a tavola e mangiare tanto e...bene. E anche il popolino, che a Roma sparita campava con poco,  spesso con il solo pane e vino, per la festa riusciva a procurarsi cibo più sfizioso, seppur sempre appartenente alla cucina povera ...
Nelle case, dopo la cena, erano di rigore la tombola, e altri semplici giochi e  il "sermone", la poesiola natalizia recitata dai bambini davanti al presepe. 
Poi si andava tutti insieme alla messa di mezzanotte e particolarmente solenne era quella che si svolgeva nella basilica di Santa Maria Maggiore. 
Le tavole dei ricchi. 
Ben diverse erano le tavole dei potenti cardinali, dei monsignori, degli aristocratici
Qui non poteva mancare il pesce fresco (carissimo anche nelle epoche passate e quindi destinato solo ed esclusivamente alle tavole dei ricchi) e altri cibi prelibati e tipici ...

I cibi destinati  a questi palati eccellenti li descrive il poeta Giuseppe Gioachino Belli nel famoso sonetto: La viggija de Natale.
Leggendo questi versi, in cui la satira è feroce verso l'opulenza, verso i costosi e prelibati cibi, dei privilegiati, spesso ricevuti in dono, rispetto alla modestia dei cibi dei poveri, ci possiamo fare anche un'idea dei prodotti, andando indietro nel tempo, che non potevano
mancare sulle tavole fortunate

I cibi dei privilegiati.
Così preti, cardinali, aristocratici,
insomma chi poteva permetterselo, non si facevano mancare nulla: il torrone, il caviale, il "porco", il "pollastro", il "cappone", un buon "fiasco de vino padronale", il "gallinaccio", l'abbacchio, l'"oliva dorce", il pesce "de Fojjano", l' "ojjo", il "tonno", e l'"anguilla de Comacchio"...(vedi sonetto n. 515).

Al mercato del pesce. 
Il mercato del pesce a Roma sparita era particolarmente affollato la vigilia di Natale, poichè la tradizione, ieri e oggi, stabilisce che la cena di Natale sia di magro, cioè a base di pesce e di verdure.  E proprio per la cena di vigilia, la vendita all'ingrosso del pesce (il "cottio", dal latino medioevale "coctigium") iniziava l'antivigilia, il 23 dicembre, nelle primissime ore del  mattino e si svolgeva in forma di asta secondo modalità tradizionali per tutto il 24 dicembre. 
E il cottio, cioè l'asta del pesce, era uno spettacolo vero e proprio!! Coloratissimo, rumoroso, pieno di gente, romani, forestieri, popolani,  signori e signore fra i banchi che esponevano pesce di tutti i tipi. 
Caratteristici anche i termini in gergo utilizzati in quanto comprensibili solo ai "cottiatori" e agli acquirenti , che erano venditori al minuto, gestori di trattorie, cuochi di nobili famiglie romane. (vedi video)

Luoghi dove era venduto il pesce.
Ci racconta G. Zanazzo che dal XII secolo fino agli inizi dell'Ottocento, il luogo per la vendita del pesce a Roma era il Portico d'Ottavia, nei pressi della chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, al ghetto.

Mercato a 
piazza del Pantheon
Ad inizio '800 si vendeva pesce, oltre che al Portico d'Ottavia, in piazza del Pantheon, in via del Panico, al Corso. 
L'opinione pubblica cominciava tuttavia a ritenere poco compatibile la salvaguardia dei monumenti più illustri con la presenza dei banchi di vendita. 
Proprio per tutelare il decoro del Pantheon, Pio VII (1800-1823) fece costruire in via delle Coppelle una nuova pescheria (la concessione per la costruzione è del 1821) vietando nel contempo che si vendesse pesce altrove, se non al Portico d'Ottavia e nelle due piazze de' Monti e di Scossacavalli (quest'ultima scomparsa a seguito delle demolizioni per l'apertura di via della Conciliazione).

Dopo l'unità d'Italia fu deciso di spostare il mercato del pesce dal Portico d'Ottavia a piazza S. Teodoro. Il pesce veniva portato in città attraverso porta S. Paolo e porta Portese e la nuova ubicazione del mercato consentiva di evitare che la merce dovesse attraversare la città.
Il nuovo mercato (progetto e direzione dei lavori di Gioachino Erzoch) era dotato di botteghe per la vendita, di pulpiti per i banditori, di una strada per il passaggio dei carri e di illuminazione notturna, oltre che di un sistema di innaffiamento teso a migliorare le condizioni igienico sanitarie. 

Roma sparita,
 Il cottìo
Il Cottio. Il “Cottio” si svolse a San Teodoro fino al 1927, quando fu trasferito ai mercati generali sulla via Ostiense.
Nella notte tra il 23 ed il 24, intorno alla mezzanotte si aprivano i cancelli dei mercati generali: anche i privati cittadini avevano facoltà di accedere al mercato dove si potevano anche gustare, a titolo assolutamente gratuito, “cartocciate” di pesce fritto (pesciolini, pescioloni, magari non di qualità estremamente pregiata ma … pur sempre pesce fresco), offerte dai grossisti. 
E allora buon appetito !!!!

27 dicembre 2021

Itinerari natalizi. Il presepe all'Aracoeli


Il Bambinello
A Roma sparita ogni Natale a mezzanotte era consuetudine recarsi nella chiesa di Santa Maria dell'Ara Coeli, adiacente al Campidoglio, per vedere quello che era considerato il presepe più bello di Roma*.
Questa antica tradizione era particolarmente sentita dal popolo romano. Tant'è che la gente per andare ad ammirarlo faceva letteralmente a pugni..dimenticandosi il valore religioso della visita. (leggi anche qui)
In mezzo al presepe giganteggiava la statuetta di Gesù bambino, da secoli veneratissima dal popolo di Roma sparita, perchè considerata miracolosa
Proprio davanti al presepe era allestito una specie di palco, dove ci salivano i bambini per recitare il sermoncino al miracoloso Bambinello: cioè una poesiola sul Natale che a Roma sparita era la festa soprattutto per tutti i bambini!

Vicissitudini della statuina miracolosa
La statuina misurava 60 centimetri e da sempre era custodita nella cappella sinistra dell' altare maggiore della chiesa e risaliva al '400. 
Secondo la leggenda sarebbe stata scolpita nel legno di un olivo dell'orto del Getsemani, in Terrasanta da un francescano,
che, timoroso di rovinarla con una colorazione imprecisa, una sera, prima di addormentarsi, aveva pregato Gesù di ispirarlo, e al risveglio trovò la statuetta prodigiosamente dipinta. 
O. Acherbach (1827-1905)
processione epifania Aracoeli  

 Il frate decise di portare in Italia la miracolosa statuina che però, durante il viaggio in nave a causa della tempesta, cadde in mare. Il francescano, disperato, la ritrovò sulla riva della spiaggia di Livorno nello scrigno in cui l’aveva deposta per il trasporto.
La portò nel convento sull' Aracoeli, dove divenne oggetto di un particolare culto, ritenuta miracolosa, fino a far resuscitare i morti e guarire i malati più gravi
La statuina, tenuta avvolta in un tessuto dorato, stretto stretto come si faceva un tempo per i neonati, era (ed è) ricoperta di ex voto e doni preziosi per le innumerevoli grazie concesse. 

Nel 1736 il padre Casimiro da Roma, autore delle Memorie della Chiesa d'Aracoli,  scriveva che il Santo Bambino appariva "arricchito di smeraldi, zaffiri, topazi, ametiste, diamanti e altri preziosi ornamenti, fra i quali è considerabile un alamaro di cinque pezzi, ornato con 162 diamanti legati in argento del valore di 580 scudi". Nel 1797, quando la basilica fu ridotta a una stalla, i francesi rubarono tutto. Ma forse la statuina originale non c'era già più...

La sparizione della statuina
Si racconta infatti che il due febbraio del 1797 il Bambinello sparì

Il furto si attribuì a una donna, che desiderava ardentemente tenerlo presso di sè e così fece sostituire la statuina con una copia perfetta. La leggenda non finisce qui... a mezzanotte dello stesso giorno, le campane dell’Aracoeli si misero a suonare e alle porte del convento i francescani trovarono il vero Santo Bambino. La statuina riprese il suo posto, mentre la copia fu spaccata in due parti.
Però ma secondo una tradizione degli abitanti di Cori, il cardinale Scipione Borghese nel 1798, proprio per evitare che la statuina fosse rubata o distrutta dai giacobini, la donò alla chiesa di San Giovanni in Giulianello; e qui si trova ancora, veneratissima, e si pensa sia l' originale, senza i numerosi preziosi che la decoravano.
A Roma nella chiesa all' Aracoeli ci sarebbe quindi una copia. E nel 1994 anche questa copia sarebbe stata rubata e sostituita con una nuova statuetta del Santo Bambino, comunque venerata dai fedeli che lasciano qui nuovi ex-voto.
Il Bambinello insieme alla Lupa era quindi uno dei simboli di Roma sparita e fin dai tempi antichi gli erano attribuiti poteri miracolosi di vita e di morte....

Il culto del Bambinello oggi
Dal '700 ad oggi nella chiesa dell' Aracoeli il Santo Bambino si è coperto di gioie ed ex voto, e la venerazione nei suoi confronti da parte dei romani non è mai venuta meno e le offerte preziose sono lì come riconoscimento delle grazie ricevute. E' possibile vedere accatastate , accanto alla statua del Bambinello, 
moltissime  buste provenienti dall' Italia e dall' estero. Anche oggi i bambini continuano questa antica tradizione romana legata all' immagine della statuetta miracolosa tant'è  che le inviano lettere con la semplice scritta: "al Bambin Gesu', Roma".
Si racconta anche che le sue labbra diventassero rosse quando stava per essere concessa una grazia e pallide quando non ci fosse più speranza...
Nell' Ottocento veniva portato agli infermi in una sontuosa carrozza fornita dai Torlonia. 
La processione
Il presepe nella Chiesa d'Aracoeli durava fino al 6 gennaio, giorno della Befana. 
Proprio in questo giorno, secondo un' antica tradizione, si faceva una processione e il ministro generale dell' Ordine francescano benediceva urbi et orbi la citta' e il popolo di Roma che si accalcava scalinata della chiesa dell'Ara coeli  alzando  al cielo l'amato Bambinello.

Così si festeggiava il Natale a Roma sparita. 
------------------

*La stessa tradizione si è tramandata fino ad oggi.