Osteria romana (Achillle Pinelli) |
A Roma sparita c'era un'antica usanza: quella della cena sabbatina.
La sera del sabato, rigorosamente dopo la mezzanotte, si andava a mangiare all'osteria trippa e altri cibi considerati di grasso.
La sera del sabato, rigorosamente dopo la mezzanotte, si andava a mangiare all'osteria trippa e altri cibi considerati di grasso.
Curiosando nei testi di Giggi Zanazzo. Soprattutto gli artigiani (spesso chiamati artisti) la sera del sabato, dopo aver preso la paga, si davano appuntamento e andavano a godersi l'agognato riposo.
Come? Facendo serenate alle belle donne romane o giocando, a carte e al tipico gioco da osteria chiamato la passatella. Al tocco della mezzanotte poi tutti a mangiare, a bere e a ubriacarsi all'osteria, soprattutto quelli che terminavano di lavorare nella tarda serata del sabato .
Così a Roma sparita la cena sabbatina era una cena abbondante (di grasso) (spesso di frattaglie) che si faceva dopo la mezzanotte del sabato.
Dopo il venerdì di magro si festeggiava.
osteria da Carlone |
Il pesce era ammesso durante l'astinenza, per cui il venerdì era il giorno in cui tradizionalmente si consumava pesce nei paesi a maggioranza cattolica.
Ma per il popolo romano questo tipo di dieta era proibitiva a causa dei costi. Quindi vista la povertà generalizzata e dato che spesso il cibo era scarso e povero, si approfittava di qualche soldo guadagnato per godersi anche un momento di svago all'osteria.
Questa usanza riflette l’ingegno di coloro che cercavano di aggirare il digiuno di precetto della vigilia, soprattutto se terminavano di lavorare nella tarda serata del sabato. Già durante il pontificato di Innocenzo X (papa dal 1644 al 1655) si apriva d'estate la paratoia vicina alla fontana del Moro, a Piazza Navona, e si inondava la piazza per metà, per permettere alla gente di sguazzare e giocare nell’acqua fino a mezzanotte, ora in cui il rintocco delle campane annunciava che era finalmente arrivata l’ora della cena sabatina (detta alla romana sabbatina).
Purtroppo però l'abitudine di Roma sparita della cena sabbatina aveva una temibile conseguenza: spesso gli artigiani sciupavano tutto il guadagno della settimana e rimanevano a secco. Ne soffriva anche la loro famiglia che per altri sette giorni, cioè fino al sabato appresso, doveva tirare la cinghia, col pericolo che si ricominciasse da capo.
"Baccanale a Testaccio" B. Pinelli |
Curiosando nelle poesie di G.G.Belli. E alla cena sabbatina dedica un sonetto anche Giacchino Belli , intitolato proprio: La Sabbatina, dove si riporta un dialogo fra madre e figlio. Quest'ultimo sta uscendo proprio per andare a mangiare trippa, e vuole i soldi per andare all'osteria a gozzovigliare insieme alle donne poco oneste, che frequentavano queste compagnie di notte.