Almeno una volta l’anno e precisamente nel periodo pasquale, dalla domenica delle Palme alla domenica in Albis, tutti i fedeli cristiani erano tenuti a confessarsi e a prendere l'ostia benedetta, solo nella parrocchia di appartenenza.
Il precetto pasquale, cioè la confessione e comunione obbligatoria per tutti i cattolici, a Pasqua era imposto come un dovere morale, anzi un obbligo giuridico, dalla Chiesa.
Per agevolare tutti, il parroco amministrava continuamente, ed in tutte le ore della mattina, la comunione ai suoi parrocchiani.
Il precetto pasquale, cioè la confessione e comunione obbligatoria per tutti i cattolici, a Pasqua era imposto come un dovere morale, anzi un obbligo giuridico, dalla Chiesa.
Per agevolare tutti, il parroco amministrava continuamente, ed in tutte le ore della mattina, la comunione ai suoi parrocchiani.
Chi non si confessava e comunicava almeno una volta all'anno sarebbe incorso nella pena dell’interdetto cioè l'impossibilità da vivi di entrare in chiesa e da morti della privazione della sepoltura ecclesiastica.
I parroci controllavano i parrocchiani tramite la distribuzione di biglietti
Responsabili di questa, come dire, operazione precetto pasquale erano i tanti parroci di Roma sparita.
Responsabili di questa, come dire, operazione precetto pasquale erano i tanti parroci di Roma sparita.
Proprio perché conoscevano bene le anime della loro parrocchia, era compito loro controllare capillarmente se tutti si comportavano da buoni cristiani.
E così erano gli stessi parroci che facevano consegnare dal sagrestano ad ogni parrocchiano, al momento di prendere il sacramento, un biglietto che valeva da attestato del precetto rispettato…
Poi terminato il periodo pasquale, giravano a raccogliere per le case
questi biglietti, che i parrocchiani avrebbero dovuto gelosamente custodire.
Figuriamoci gli imbrogli, le false giustificazioni, le astuzie e i trucchi di ogni tipo a cui dava luogo questo sistema "fiscale".
Proprio per controllare i parrocchiani, che volevano fare i furbi, a Roma sparita (ma anche nelle altre province dello stato pontificio vigeva lo stesso regime) nessuno poteva confessarsi e comunicarsi in altro luogo se non nella propria parrocchia, né si potevano presentare attestati di altri parroci. E tutti quelli che si confessavano e comunicavano solo a Pasqua erano detto pasqualini.
Raccolta dei biglietti e guai per chi non lo aveva.
Finita la pasqua, durante la quaresima erano sempre i parroci che stendevano uno Stato delle anime, relativo alla loro parrocchia.
Recandosi personalmente in case, osterie, botteghe e locande, controllavano così che tutti i romani adulti e battezzati, ad eccezione dei pubblici peccatori, si confessassero e ricevessero la comunione. Si trattava in sostanza di un registro in cui venivano scritti i dati anagrafici e religiosi dei parrocchiani. Questi censimenti ante litteram, sia pure molto imprecisi e redatti con finalità di controllo della popolazione, rappresentano una preziosa fonte per conoscere il numero e la composizione degli abitanti della Roma pontificia.
E così erano gli stessi parroci che facevano consegnare dal sagrestano ad ogni parrocchiano, al momento di prendere il sacramento, un biglietto che valeva da attestato del precetto rispettato…
Poi terminato il periodo pasquale, giravano a raccogliere per le case
Certificato di avvenuta confessione del precetto pasquale Parrocchia di S.Caterina della Rota (1861) |
Figuriamoci gli imbrogli, le false giustificazioni, le astuzie e i trucchi di ogni tipo a cui dava luogo questo sistema "fiscale".
Proprio per controllare i parrocchiani, che volevano fare i furbi, a Roma sparita (ma anche nelle altre province dello stato pontificio vigeva lo stesso regime) nessuno poteva confessarsi e comunicarsi in altro luogo se non nella propria parrocchia, né si potevano presentare attestati di altri parroci. E tutti quelli che si confessavano e comunicavano solo a Pasqua erano detto pasqualini.
Recandosi personalmente in case, osterie, botteghe e locande, controllavano così che tutti i romani adulti e battezzati, ad eccezione dei pubblici peccatori, si confessassero e ricevessero la comunione. Si trattava in sostanza di un registro in cui venivano scritti i dati anagrafici e religiosi dei parrocchiani. Questi censimenti ante litteram, sia pure molto imprecisi e redatti con finalità di controllo della popolazione, rappresentano una preziosa fonte per conoscere il numero e la composizione degli abitanti della Roma pontificia.
C'era comunque, anche dopo pasqua, la possibilità di salvarsi in extremis...
Terminato però anche il periodo di proroga, il giorno dopo la pentecoste (cioè cinquanta giorni dopo Pasqua) ogni parroco inviava una lista con i nomi degli inadempienti al Vicariato.
Però, poichè spesso i parroci erano corrotti, il criterio seguito nello stendere la lista era lacunoso. Nell'elenco infatti si trovavano esclusivamente nomi di povera gente, e nel caso in cui il parroco fosse stato onesto e avesse messo nella lista anche i trasgressori, cioè i ricchi, i nobili allora ci pensava addirittura il potente cardinal Vicario a cancellarli con un colpo di spugna dalla lista.
Il tribunale del Vicario si occupa degli inadempienti. La fase successiva prevedeva che i parrocchiani disobbedienti venissero invitati, entro i seguenti 12 giorni a presentarsi al tribunale del Vicariato per giustificare il loro comportamento, in caso contrario si sarebbe proceduto all'interdetto. Il potere religioso così andava a braccetto co quello giudiziario.
Terminato però anche il periodo di proroga, il giorno dopo la pentecoste (cioè cinquanta giorni dopo Pasqua) ogni parroco inviava una lista con i nomi degli inadempienti al Vicariato.
Però, poichè spesso i parroci erano corrotti, il criterio seguito nello stendere la lista era lacunoso. Nell'elenco infatti si trovavano esclusivamente nomi di povera gente, e nel caso in cui il parroco fosse stato onesto e avesse messo nella lista anche i trasgressori, cioè i ricchi, i nobili allora ci pensava addirittura il potente cardinal Vicario a cancellarli con un colpo di spugna dalla lista.
Il tribunale del Vicario si occupa degli inadempienti. La fase successiva prevedeva che i parrocchiani disobbedienti venissero invitati, entro i seguenti 12 giorni a presentarsi al tribunale del Vicariato per giustificare il loro comportamento, in caso contrario si sarebbe proceduto all'interdetto. Il potere religioso così andava a braccetto co quello giudiziario.
Infatti tutta questo sistema, che partiva nelle chiese, era poi seguita dal tribunale del Vicario, che, in conclusione, si interessava di stendere un listone degli scomunicati e di farlo affiggere nel portico della chiesa di san Bartolomeo all'isola, il 25 agosto.
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A. Pinelli, Chiesa di San Bartolomeo all'Isola |
Questo è solo uno dei casi significativi di come i preti nella Roma sparita entravano pesantemente nella sfera privata del popolo povero, ignorante, superstizioso, affamato, e timoroso dell'autorità che circondava la figura del parroco. Costui proprio grazie a questi metodi esercitava un potere capillare sulle anime a lui affidate.
Imbrogli per il biglietto
Questo sistema a Roma sparita
nascondeva imbrogli, trucchi, falsificazioni come già detto prima.
Lo racconta Giggi Zanazzo, e prima di lui il Poeta Giuseppe Gioachino Belli.
nascondeva imbrogli, trucchi, falsificazioni come già detto prima.
Lo racconta Giggi Zanazzo, e prima di lui il Poeta Giuseppe Gioachino Belli.
Entrambi infatti denunciano la corruzione dei preti, nonchè del sistema più in generale di far finire nelle liste solo i poveracci, che non avendo soldi, non potevano pagare nessuna elemosina per comprarsi un biglietto. La denuncia comprendeva poi anche il fiorente commercio di biglietti che passavano facilmente di mano in mano (vedi la poesia di G.G. Belli Li Chìrichi).