Wilhelm Marstrand - La festa delle ottobrate - 1839 |
"Ottobrata romana": questa espressione si usa per definire il clima mite che caratterizza il mese di Ottobre a Roma. Infatti la Capitale ad Ottobre è unica e bellissima: praticamente vive una seconda estate con i colori e gli odori dell'autunno.
Le "ottobrate". Erano le tradizionali feste che chiudevano il periodo della vendemmia nel mese di ottobre.
Per celebrare il raccolto e la fine del duro lavoro, nelle giornate di giovedì e di domenica intere famiglie organizzavano una gita fuori porta (detta "ottobrata" per l'appunto) e da ogni rione partivano delle carrette adornate di campanacci, su cui sedevano preferibilmente le donne. Il resto della comitiva seguiva a piedi il carro fino alla destinazione.
Le scampagnate fuori porta
Oggi sembra impossibile immaginare com'era Roma sparita quando nelle zone fuori porta (Ponte Milvio, San Giovanni, Porta Pia, San Paolo, Monteverde e Monte Mario, Testaccio ...) era tutto un fiorire di orti e vigne.
La città si sviluppava all'interno delle mura, fuori era campagna, con qualche rudere, qualche osteria e qualche isolata costruzione.
E così, era tradizione specialmente nel mese di ottobre andare a fare scampagnate fuori porta. Quando le vigne erano ricolme di uve pronte per la raccolta, e la vendemmia era ancora da fare si partiva da Roma per una festa di fine raccolto, dove tra spensierati stornelli, fiumi di vini novelli, l'allegria regnava sovrana.
Le belle donne romane erano al centro dell'attenzione, con le loro mise particolari e con ornamenti floreali, rinnovando gli antichi riti dei Baccanali.
Oggi sembra impossibile immaginare com'era Roma sparita quando nelle zone fuori porta (Ponte Milvio, San Giovanni, Porta Pia, San Paolo, Monteverde e Monte Mario, Testaccio ...) era tutto un fiorire di orti e vigne.
La città si sviluppava all'interno delle mura, fuori era campagna, con qualche rudere, qualche osteria e qualche isolata costruzione.
E così, era tradizione specialmente nel mese di ottobre andare a fare scampagnate fuori porta. Quando le vigne erano ricolme di uve pronte per la raccolta, e la vendemmia era ancora da fare si partiva da Roma per una festa di fine raccolto, dove tra spensierati stornelli, fiumi di vini novelli, l'allegria regnava sovrana.
Le belle donne romane erano al centro dell'attenzione, con le loro mise particolari e con ornamenti floreali, rinnovando gli antichi riti dei Baccanali.
Le fraschette ieri e oggi
In effetti ai romani è sempre piaciuto bere e mangiare fuori casa spendendo poco..
Campagna romana (S. Corrodi-1876) |
Così esistevano da tempi remoti le fraschette tipiche dei castelli romani, dove lo stretto legame con il vino nuovo si coniugava con la tradizione delle osterie.
Il nome era legato all’usanza di esporre sull’insegna dei locali un ramoscello di vite, o frasca pr farle riconoscere.
Il nome era legato all’usanza di esporre sull’insegna dei locali un ramoscello di vite, o frasca pr farle riconoscere.
Ma non solo. Che cosa caratterizzava le fraschette rispetto alle osterie?
Nelle fraschette anticamente si portavano cibi già preparati da casa (immancabile gnocchi, gallinacci, trippa e abbacchio e altre specialità), e si beveva il vino dell'annata dei Castelli, servito in particolari contenitori di vetro, i barzilai (doppi litri), i tubbi (litri) e le fojette (mezzi litri).
La fraschetta era infatti sprovvista di cucina, e qui si poteva consumare soltanto pane casareccio, uova sode, qualche oliva, acciughine, coppiette di suino, fette di formaggio per non bere il vino a stomaco vuoto.
Le fraschette di oggi sono molto cambiate e sono diventate tutte osterie dove si servono molti piatti della tradizione romana: dall’immancabile porchetta di Ariccia, alla gricia, matriciana, cacio e pepe etc..
Attualmente nelle fraschette c’è sempre un bancone della gastronomia dove si possono acquistare vari generi alimentari da consumare al momento e naturalmente è sempre il luogo ideale per gustare una bella caraffa di vino della casa.
Zanazzo e le ottobrate a Testaccio
E nei suoi "Usi e costumi dei romani.." Gigi Zanazzo riferisce di gite nella zona di Testaccio:
Siccome Testaccio stà vvicino a Roma, l’ottobbere ce s’annava volentieri, in carozza e a piedi. Arivati llà sse magnava, se bbeveva quer vino che usciva da le grotte che zampillava, poi s’annava a bballà’ er sartarèllo o ssur prato, oppuramente su lo stazzo dell’osteria der Capannóne, o sse cantava da povèti, o sse giôcava a mmòra.
La sera s’aritornava a Roma ar sóno de le tammurèlle, dde le gnàcchere e dde li canti:
«A la reale,
L’ottobbre è ffatto com’er carnovale!».
E ttanto se faceva a curre tra carozze e ccarettelle, che succedeveno sempre disgrazzie.]
[Versione "Siccome Testaccio sta vicino a Roma, a ottobre si andava, in carrozza o a piedi. Arrivati là si mangiava, si beveva quel vino che usciva dalle grotte zampillando, poi si andava a ballare il saltarello o sul prato, oppure davanti all'osteria del Capannone, o si cantava da poverelli, o si giocava a morra.
La sera si ritornava a Roma al suono delle tamburelle, delle nacchere e dei canti.« Come per i re, ottobre è come carnevale». E tanto si faceva a correre tra carrozze e carrettelle, che succedevano sempre disgrazie].
E nei suoi "Usi e costumi dei romani.." Gigi Zanazzo riferisce di gite nella zona di Testaccio:
La sera s’aritornava a Roma ar sóno de le tammurèlle, dde le gnàcchere e dde li canti:
«A la reale,
L’ottobbre è ffatto com’er carnovale!».
Bartolomeo Pinelli Il saltarello |
[Versione "Siccome Testaccio sta vicino a Roma, a ottobre si andava, in carrozza o a piedi. Arrivati là si mangiava, si beveva quel vino che usciva dalle grotte zampillando, poi si andava a ballare il saltarello o sul prato, oppure davanti all'osteria del Capannone, o si cantava da poverelli, o si giocava a morra.
La sera si ritornava a Roma al suono delle tamburelle, delle nacchere e dei canti.« Come per i re, ottobre è come carnevale». E tanto si faceva a correre tra carrozze e carrettelle, che succedevano sempre disgrazie].
Giochi, balli per passare il tempo
Nel programma della giornata passata fuori porta c'erano dunque giochi come bocce, ruzzola, altalena e alberi della cuccagna e canti, balli, stornelli.
Ottobrata Romana di A. Thomas (1791-1833) |
quant’è bono 'sto sartarello
smòvete a destra smòvete a manca
smòvete tutto cor piede e coll’anca".
[Versione: birimbello birimbello, quanto è bello questo saltarello, muoviti a destra e muoviti a sinistra, muoviti tutto con il piede e con l'anca]
La festa era ravvivata dal ritmo del saltarello e dagli effetti del vino.
Tanto che, come ci racconta lo stesso Zanazzo, il rientro in città era sempre più pericoloso della partenza.
E così le ottobrate romane ancora oggi sono famose per il bel tempo, per i colori e la luce particolare di cui si colora la città....
Tanto che, come ci racconta lo stesso Zanazzo, il rientro in città era sempre più pericoloso della partenza.
E così le ottobrate romane ancora oggi sono famose per il bel tempo, per i colori e la luce particolare di cui si colora la città....