Il prete. Innanzitutto incontrare un prete appena si usciva da casa la mattina portava bene.
E visto l'alto numero di preti che si concentravano a Roma , la scelta di dare una positività a questo simbolo, che invece in altre zone è accompagnato dagli scongiuri per via dell'abbinamento prete-morte, la dice lunga sulla diffusione delle credenze popolari.
Il cavallo bianco. Altro simbolo fortafortuna era il cavallo bianco, più raro rispetto agli altri dal mantello scuro. I cavalli, e i muli nella Roma sparita erano piuttosto comuni, poichè l'unico mezzo di trasporto e per girare e trasportare erano le carrozze, i calessi, gli strascini che circolavano per le vie della Roma sparita .
Il gobbo. Simbolo della fortuna per antonomasia era l'incontro con il gobbo, meglio se con la gobba davanti e di dietro. Di segno opposto era invece l'incontro con la versione femminile: cioè la gobba. In questo caso sfortuna e jettura erano dietro l'angolo.
Al gobbo, poveraccio, si doveva cercare, magari con una scusa, di accarezzare bene la gobba; mentre un trattamento diverso era riservato alla gobba: a cui si doveva addirittura sputare dietro.
E dopo il tocco dell'Avemmaria in serata, si doveva stare bene attenti a non scopare la casa, perchè voleva dire scacciare la fortuna .
Dopo il tocco dell'Avemaria in serata, si doveva stare bene attenti a non scopare la casa, perchè voleva dire scacciare la fortuna
Amuleti generici per avere fortuna erano da portare sempre in tasca: una nocchia, o una noce, o ’na castagna.
Invece per aver fortuna dentro casa si doveva tenere una lucertola viva a tre code, molto difficile da trovarsi, oppure una lucertolina appena nata.
Fra gli oggetti in grado di portare fortuna uno dei più gettonati era il ferro di cavallo, tenuto in casa o appeso alla porta della propria dimora.
Ancora oggi considerati simbolo di fortuna e fortunato è colui /e che li trova per la strada e li appende dietro alla porta di casa con le punte all'insù. Se le punte sono verso il basso sembra invece portare sfortuna..