Così erano chiamati quelli che stavano a servizio di persone di alto rango e nobili casate, e anche quelli che lavoravano presso i negozianti delle vetture che si davano in affitto alle locande e alle famiglie particolarmente ricche, che per non avere problemi, invece di tenere una carrozza in proprio, preferivano affittarle mensilmente.
Va considerato che in quei tempi le carrozze private erano un mezzo di lusso, come possedere oggi una Ferrari, e solo i nobili e i borghesi benestanti se le potevano permettere. Sia l’acquisto che il loro mantenimento rappresentava una spesa non indifferente e così possedere una carrozza era distintivo di uno status di benessere e potere.
Il cocchiere e il paggio
Chi aveva una carrozza privata ovviamente poteva permettersi anche un cocchiere e pure un paggio. Il personale di servizio era tenuto ad avere cura del mezzo e dei cavalli e accompagnavano i loro padroni in tutte le occasioni ufficiali in cui era richiesto.
Il cocchiere era la figura principale di riferimento per le carrozze private, ed era responsabile del mezzo, affinchè fosse pronto ogni volta che il padrone lo richiedesse. Accanto al cocchiere, ci potevano essere i paggi e valletti che si occupavano anche loro della cura della carrozza, di lucidarla, di sistemare i cavalli, i finimenti, di controllare bene le condizioni delle ruote e di sistemare gli interni della carrozza dopo il viaggio.
Carrozza da viaggio assalita da briganti, 1840 |
Il compito del cocchiere era dunque quello del governo e dell’addestramento dei cavalli unito a delle buone capacità di guida per via delle strade, spesso trafficate e non sempre lastricate. A Roma le strade del centro storico erano lastricate con i sanpietrini. Inventati nel Cinquecento per far scivolare meglio le carrozze, poiché in grado di essere levigati dall’attrito dei carri, presero questo nome perché i primi furono messi appunto in piazza San Pietro. Papa Sisto V (1590-95)nel 1585 li usò per la prima volta, mentre Clemente XII (1730-40) nel 1736 ne fece largo uso sulle strade dei rioni (allora ancora 14) e su via del Corso.
L’uso del sampietrino per lastricare le strade soprattutto di Roma si fece via via più frequente nei secoli XVII e XVIII e con l’Unità d’Italia il sampietrino diventa un materiale molto richiesto.
Abilità e doti del cocchiere
Non solo il cocchiere doveva con una mano ferma tenere da 2 a 4 focosi cavalli, e con l’altra la frusta per ogni necessità, poi si doveva mantenere in equilibrio stando seduto su una piccola serpa, che gli moltiplicava ogni buca sul terreno e gli rendeva precario il controllo dell’attacco. Poi, quando arrivava o girava in un grande centro abitato trafficato, si doveva districare in mezzo al traffico e tenere “immobili” i cavalli quando i passeggeri salivano o scendevano.
Altra dote di cui doveva essere provvisto il Cocchiere era una certa “signorilità”, discreto, gentile, educato, elegante nelle sua livrea e... sempre disponibile perché senza di lui nessun mezzo di trasporto si metteva in moto!
Rispetto al passato i cocchieri romani dell'epoca di Zanazzo avevano perso tutto il buonumore, perchè avevano troppi pensieri e la vita era difficile, a causa dei tempi che erano cambiati dalla notte al giorno.
Era risaputa anche la loro allegria, le grandi mangiate e le grandi bevute! Altro che le spugne!
E più bevevano e più stavano in tono...
Per non parlare delle risate che facevano fare mentre di notte aspettavano i padroni da un ricevimento o da un teatro, era da crepare dal ridere!!!:
Negli anni in cui scrive Zanazzo invece per i cocchieri alla fine del mese, per dirla come loro, erano più debiti che guadagni, più uscite che entrate.
Insomma non guadagnavano più come una volta.
Di qui il cambio di umore!!!
Caratteristiche dei cocchieri romani
I cocchieri a Roma sparita avevano alcune particolarità, derivanti loro dalla romanità, che li distingueva dai cocchieri di altre zone. Infatti non possedevano le doti sopra elencate e che caratterizzava la figura del buon cocchiere.
Quelli romani erano pettegoli e facevano continuamente gossip riportando fatti, e tutti gli stracci sporchi della casa dei padroni e tutto ciò provocava risate, le più cattive e sguaiate che si potevano fare. Alla faccia della riservatezza!!!
I cocchieri romani inoltre come peculiarità avevano quella di essere anche prepotenti; e con lo stare a servizio di gente più prepotente di loro, alzavano un'aria di superiorità che levati!!
Alcuni di loro possedevano una certa abilità nel comporre in poesia e a sentirli si rimaneva pietrificati per quanto erano bravi.
carrozza berlina (1870) |
Aneddotto sull'arroganza dei cocchieri.
Sempre Zanazzo racconta un aneddoto circa l'arroganza del cocchiere romano.
Una sera che pioveva tanto, lo spettacolo al teatro Tordinona era finito e tutti i signori nell'atrio aspettavano e non vedevano l'ora che venisse il turno della loro carrozza per montarvi su e andarsene a casa.
Fra questi ricchi signori, c'era il principe Ruspoli che era divorato dalla voglia di andarsene: e non faceva altro che andare su e giù, come se avesse preso la purga; ma neanche a farlo a posta, arrivavano le carrozze di altri e la sua non si vedeva.
Finalmente il suo cocchiere, che era andato a bere si presentò come se non fossero stati affari suoi.
Il principe, appena lo vide, davanti a tutta quella gente, si mise a strillare come un dannato:
Porco, mascalzone, ignorante, vassallo è questo il modo di trattare i padroni? A casa faremo i conti, animale!
Il cocchiere dopo averlo fatto strillare, senza scomporsi per niente, gli rispose: Ah, si?! Allora per questa sera andrete a casa a piedi.