Roma sparita

14 marzo 2018

Roma sparita. Sisto V e la tassa sul vino.


Alcune delle leggende che riguardano il papa Sisto V (1585-1590) si sono tramandate proprio grazie a Gigi Zanazzo che le riporta  nel  suo libro Novelle, favole e leggende romanesche
Grande personaggio questo pontefice, passato alla storia come er papa tosto.
Nonostante la brevità del suo pontificato (solo 5 anni), di nessun altro papa si ricorda un così vasto impegno nell' eliminare il malcostume, la corruzione e il brigantaggio che avevano raggiunto limiti non più tollerabili nella Roma di fine Cinquecento. Non solo...  Ebbe tempo anche di occuparsi della riorganizzazione burocratica dello stato e avviò anche un nuovo assetto urbanistico a Roma. Straordinario!!!

Nuove tasse per finanziare i suoi progetti. Per finanziare i suoi grandiosi progetti (basti come esempio il ripristino dell'acquedotto felice) però ci volevano tanti tanti soldi.. E vista la tragica situazione lasciata dal suo predecessore,  le casse   erano vuote... 
Così Sisto V fece ricorso alla forma di tassazione all'epoca più diffusa, perchè la più facile da applicare : le gabelle su i generi di maggiore consumo fra le classi popolari.  E chi si lamenta delle tasse oggi, basta che volga lo sguardo al passato per vedere che Nihil novum sub sole (niente di nuovo sotto il sole...).
Tassa sul Vino
B.Pinelli, Osteria romana
Il vino  ad esempio.....Da sempre, il consumo del vino era largamente diffuso fra la popolazione, che frequentava spesso e volentieri le osterie, e per questo motivo aveva attirato  l’attenzione dei papi. 
Da notare l’ipocrisia della politica pontificia nei confronti del vino, come di altri  commerci proibiti, ma tassati. Nel caso del vino si giustificava la tassa con la necessità di diminuire il suo consumo, perchè ritenuto pericoloso soprattutto per l’ordine pubblico...Però lo stato ci lucrava sopra incassando una bella cifra dal suo commercio.  

Un primo passo fu quello di concedere all’ebreo Meier Maggino di Gabriello (15 luglio 1588),  la privativa di fabbricare dei contenitori di vetro, in modo che l’avventore potesse controllare l’esatta misura servita dall’oste. 
Con la pubblicazione di un bando si obbligavano gli osti ad usare le nuove misure fatte in vetro trasparente, col impresso un sigillo della Camera apostolica (cioè il Ministero delle finanze dello Stato pontificio), in sostituzione dei vecchi boccali di ferro o coccio che avevano una bocca larga che facilitava le frodi e in primis  l’aggiunta dell’acqua al vino. 


Si conoscevano bene le frodi commesse dagli osti. 
Gli osti così avrebbero dovuto pagare un quattrino per ogni fojetta di vino venduta. 
La fojetta era la misura piombata da ½ litro. C’erano poi i multipli e i sottomultipli: er Barzilai * da 2 litri, il tubo da 1 litro, il quartino da ¼ di litro, il chirichetto da 1/5 di litro e il sospiro da 1/10 di litro.


La leggenda su Sisto V e gli osti di Roma. Figuriamoci il malcontento degli osti riguardo al nuovo sistema di misure per il vino!!
Eco di tuttociò era arrivato alle orecchie  di Sisto V. Così il papa, fingendosi un vecchio eremita,  entrò in un'osteria chiedendo una mezza fojetta

Non visto, versò il vino in una fiasca che si era portato dietro. Ne ordinò un'altra, poi un'altra ancora e continuò così per parecchie volte. Ad ogni ordine, l'oste doveva scendere in cantina a riempire la piccola misura con quella minima quantità di vino; ben presto questa seccatura cominciò ad infastidirlo e prese a bestemmiare e a maledire il nuovo sistema e il papa che l'aveva voluto.
Il giorno seguente, quando l'oste andò ad aprire l'osteria, si accorse che nottetempo era stato innalzato un patibolo proprio lì vicino. 
Contento cominciò ad allestire i tavoli, pensando subito ai guadagni che la prossima impiccagione gli avrebbe portato, grazie al pubblico che si radunava per assistere allo spettacolo
Tuttociò infatti si sarebbe tradotto in molti clienti per l'osteria... 
Ma le prime due persone a varcare la soglia furono il boia e il suo assistente. Pochi minuti dopo, l'oste era appeso al centro della piazza, come monito a rispettare le nuove disposizioni.
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*dal nome di un politico romano di fine '800, inizio che usava offrire vino in gran quantità ai suoi elettori.