Roma sparita

11 aprile 2020

I bergamaschi a Roma dal secolo XVI

Chiesa dei Santi Bartolomeo e 
Alessandro dei Bergamaschi 
(conosciuta anche come 
Santa Maria della Pietà)

A partire dal secolo XV, per assistere i pellegrini e i romei provenienti dagli stati esterche giungevano a Roma, vennero ufficializzate molte Chiese nazionali, collegate ad ospedali, ostelli e servizi di varia assistenza.  Si trattava di chiese cattoliche affidate ciascuna ad una comunità nazionale, e per nazioni ci si riferiva anche alle comunità dei residenti a Roma, ma originari di altre parti d'Italia [per approfondire...].


I bergamaschi e l'Arciconfraternita
In particolare per rintracciare a Roma una cospicua colonia di bergamaschi si deve andare a ritroso nel tempo,  fino al secolo XVI. Sono operai, artigiani, mercanti di lane e di seta, corrieri, magistrati, uomini d’armi, di lettere e di chiesa. Così alcuni di essi, per impulso specialmente del canonico Giovanni Giacomo Tasso, prozio del famoso poeta Torquato, decidono nell’anno 1539 di dar vita ad una "Compagnia", che assumerà in seguito la denominazione di "Venerabile Arciconfraternita dei Santi Bartolomeo e Alessandro della Nazione Bergamasca". 
Lo scopo era quello di assistere nei loro bisogni religiosi, morali e materiali quei cittadini del distretto di Bergamo che avevano preso in Roma stabile dimora, e di tenere sempre vivi l’amore ed il culto della propria Nazione. 
A. Pinelli,
santa Maria della Pietà
Gruppi del genere hanno grande sviluppo nella Roma del XVI secolo. 

La chiesa di san Macuto
I bergamaschi ottengono dal Capitolo di San Pietro in Vaticano la chiesetta di San Macuto, nell'omonima piazza (vicino a Via del Seminario) come loro sede ("istromento" redatto il 14 agosto 1539 dal notaio Francesco Spina); l’edificio viene da loro restaurato e vengono aggiunti un locale per gli incontri spirituali (l’ “oratorio”) ed un ospedaletto (1544).
La Confraternita acquisisce benemerenze in ambito religioso, culturale e caritativo e in virtù di ciò si meritò pubblicamente la benevolenza dei Sommi Pontefici, che le elargirono diversi privilegi e la insignirono del titolo di Arciconfraternita.

I Gesuiti ottengono la chiesetta.
Fino ai primi decenni del XVIII secolo non ci furono problemi.. però la chiesetta interessava anche ai potenti Gesuiti, che occupavano il vicino palazzo Gabrielli Borromeo ed era quindi necessario al Seminario da loro diretto.
Questo edificio era stato venduto nel 1607 per 20.000 scudi alla Compagnia di Gesù per farne la sede del Seminario Romano e del Convitto dei Nobili, e mantenne tale destinazione fino all'11 settembre 1772 
San Macuto
I Gesuiti quindi facendo pressione sul papa  Benedetto XIII (1724-1730) ottennero che  nel 1725 fosse emanato un decreto, che imponeva ai Bergamaschi di cedere ai Gesuiti la chiesetta di San Macuto insieme all’ospedale. 
Il trasferimento non fu però immediato, ma lo stesso Benedetto XIII permise che i Bergamaschi rimanessero ancora per qualche anno nella loro sede ed obbligò i Gesuiti a corrispondere una indennità di esproprio. 
Così  l’Arciconfraternita riuscì ad acquistare la Chiesa di Santa Maria della Pietà, in Piazza Colonna, con l’annesso “Ospedale dei Pazzarelli”, già trasferitosi in Via della Lungara. 
L’Arciconfraternita diventò proprietaria di quel complesso di fabbricati che sorgono attualmente nella zona compresa tra Piazza e Via di Pietra, Via dei Bergamaschi e Piazza Colonna. 
G.Vasi, Il Seminario Romano e
la chiesetta di san Macuto
La Compagnia dei Bergamaschi rifabbricò la Chiesa, aggiungendovi al titolo di Santa Maria della Pietà quello dei Santi Bartolomeo e Alessandro, e restaurò l’edificio annesso destinandolo ad ospedale per gli infermi e i pellegrini bergamaschi.
Nel 1733 viene inaugurato l’oratorio; il mobilio di quello cinquecentesco costruito in San Macuto fu smontato e riadattato in una nuova sala all’interno dell’edificio di Via di Pietra.
Nel contempo si arricchì il patrimonio del Sodalizio, costituito in gran parte dai lasciti di immobili donati dai propri confratelli 
nonché da persone semplici affinché si preghi per l’anima propria e si soccorrano i parenti e i conterranei bisognosi.