Roma sparita

21 marzo 2018

Antichi mestieri, il cocchiere di corte.

A Roma sparita c'era un mestiere oggi del tutto scomparso: quello del cocchiere di corte.
Così erano chiamati quelli che stavano a servizio di persone di alto rango e nobili casate, e anche quelli che lavoravano presso i negozianti delle vetture che si davano in affitto alle locande e alle famiglie particolarmente ricche, che per non avere problemi, invece di tenere una carrozza in proprio, preferivano affittarle mensilmente.

Va considerato che in quei tempi le carrozze private erano un mezzo di lusso, come possedere oggi una Ferrari, e solo i nobili e i borghesi benestanti se le potevano permettere.  Sia l’acquisto che il loro mantenimento rappresentava una spesa non indifferente e così possedere una carrozza era distintivo di uno status di benessere e potere.

Il cocchiere e il paggio
Chi aveva una carrozza privata ovviamente poteva permettersi anche un cocchiere e pure un paggio. Il personale di servizio era tenuto ad avere cura del mezzo e dei cavalli e accompagnavano i loro padroni in tutte le occasioni ufficiali in cui era richiesto. 

Il cocchiere era la figura principale di riferimento per le carrozze private, ed era responsabile del mezzo, affinchè fosse pronto ogni volta che il padrone lo richiedesse. Accanto al cocchiere, ci potevano essere i paggi e valletti che si occupavano anche loro della cura della carrozza, di lucidarla, di sistemare i cavalli, i finimenti, di controllare bene le condizioni delle ruote e di sistemare gli interni della carrozza dopo il viaggio.


Carrozza da viaggio assalita da briganti, 1840
Le strade di Roma lastricate con sanpietrini
Il compito del cocchiere  era dunque quello del governo e dell’addestramento dei cavalli unito a delle buone capacità di guida per via delle strade, spesso trafficate e  non sempre lastricate. A Roma le strade del centro storico erano lastricate con i sanpietrini. Inventati nel Cinquecento per far scivolare meglio le carrozze, poiché in grado di essere levigati dall’attrito dei carri, presero questo nome perché i primi furono messi appunto in piazza San Pietro. Papa Sisto V (1590-95)nel 1585 li usò per la prima volta, mentre Clemente XII (1730-40) nel 1736 ne fece largo uso sulle strade dei rioni (allora ancora 14) e su via del Corso
L’uso del sampietrino per lastricare le strade soprattutto di Roma si fece via via più frequente nei secoli XVII e XVIII e con l’Unità d’Italia il sampietrino diventa un materiale molto richiesto.

Abilità e doti del cocchiere
Non solo il cocchiere doveva con una mano ferma tenere da 2 a 4 focosi cavalli, e con l’altra la frusta per ogni necessità, poi si doveva mantenere in equilibrio stando seduto su una piccola serpa, che gli moltiplicava ogni buca sul terreno e gli rendeva precario il controllo dell’attacco. Poi, quando arrivava o girava in un grande centro abitato trafficato, si doveva districare in mezzo al traffico e tenere “immobili” i cavalli quando i passeggeri salivano o scendevano
Altra dote di cui doveva essere provvisto il Cocchiere era una certa “signorilità”, discreto, gentile, educato, elegante nelle sua livrea e... sempre disponibile perché senza di lui  nessun mezzo di trasporto si metteva in moto! 
eleganti livree 
per i cocchieri del '700
Così racconta Zanazzo a proposito dei cocchieri romani
A Roma la situazione era indubbiamente diversa. 
Rispetto al passato i cocchieri romani dell'epoca di Zanazzo avevano perso tutto il buonumore, perchè avevano troppi pensieri e la vita era difficile, a causa dei tempi che erano cambiati dalla notte al giorno. 
Era risaputa anche la loro allegria, le grandi mangiate e le grandi bevute! Altro che le spugne
E più bevevano e più stavano in tono...
Per non parlare delle risate che facevano fare mentre di notte aspettavano i padroni da un ricevimento o da un teatro, era da crepare dal ridere!!!: 

Negli anni in cui scrive Zanazzo invece per i cocchieri alla fine del mese, per dirla come loro,  erano più debiti che guadagni, più uscite che entrate.
Insomma non guadagnavano più come una volta. 
Di qui il cambio di umore!!!

Caratteristiche dei cocchieri romani 
I cocchieri a Roma sparita avevano alcune particolarità, derivanti loro dalla romanità, che li distingueva dai cocchieri di altre zone.  Infatti non possedevano le doti sopra elencate e che caratterizzava la figura del buon cocchiere
Quelli romani erano pettegoli e facevano continuamente gossip riportando fatti,  e tutti gli stracci sporchi della casa dei padroni e tutto ciò provocava risate, le più cattive e sguaiate che si potevano fare. Alla faccia della riservatezza!!!
I cocchieri romani inoltre come peculiarità avevano quella di essere anche prepotenti; e con lo stare a servizio di gente più prepotente di loro, alzavano un'aria di superiorità che levati!!
Alcuni di loro possedevano una certa abilità nel comporre in poesia e a sentirli si rimaneva pietrificati  per quanto erano bravi. 
carrozza berlina
 (1870)
Per tutti,  bastava citare il celebre Papone, cocchiere della famiglia Borghese, che per comporre da poeta era un asso!

Aneddotto sull'arroganza dei cocchieri. 
Sempre Zanazzo racconta un aneddoto circa l'arroganza del cocchiere romano.
Una sera che pioveva tanto, lo spettacolo al teatro Tordinona era finito e tutti i signori nell'atrio aspettavano e non vedevano l'ora che venisse il turno della loro carrozza per montarvi su  e andarsene a casa. 
Fra questi ricchi signori, c'era il principe Ruspoli che era divorato dalla voglia di andarsene:  e non faceva  altro che andare su e giù, come se avesse preso la purga; ma neanche a farlo a posta, arrivavano le carrozze di altri e la sua non si vedeva. 
Finalmente il suo cocchiere, che era andato a bere si presentò come se non fossero stati affari suoi. 
Il principe, appena lo vide, davanti a tutta quella gente, si mise a strillare come un dannato
Porco, mascalzone, ignorante, vassallo è questo il modo di trattare i padroni? A casa faremo i conti, animale!
Il cocchiere dopo averlo fatto strillare, senza scomporsi per niente, gli rispose: Ah, si?! Allora per questa sera andrete a casa a piedi. 

14 marzo 2018

Roma sparita. Sisto V e la tassa sul vino.


Alcune delle leggende che riguardano il papa Sisto V (1585-1590) si sono tramandate proprio grazie a Gigi Zanazzo che le riporta  nel  suo libro Novelle, favole e leggende romanesche
Grande personaggio questo pontefice, passato alla storia come er papa tosto.
Nonostante la brevità del suo pontificato (solo 5 anni), di nessun altro papa si ricorda un così vasto impegno nell' eliminare il malcostume, la corruzione e il brigantaggio che avevano raggiunto limiti non più tollerabili nella Roma di fine Cinquecento. Non solo...  Ebbe tempo anche di occuparsi della riorganizzazione burocratica dello stato e avviò anche un nuovo assetto urbanistico a Roma. Straordinario!!!

Nuove tasse per finanziare i suoi progetti. Per finanziare i suoi grandiosi progetti (basti come esempio il ripristino dell'acquedotto felice) però ci volevano tanti tanti soldi.. E vista la tragica situazione lasciata dal suo predecessore,  le casse   erano vuote... 
Così Sisto V fece ricorso alla forma di tassazione all'epoca più diffusa, perchè la più facile da applicare : le gabelle su i generi di maggiore consumo fra le classi popolari.  E chi si lamenta delle tasse oggi, basta che volga lo sguardo al passato per vedere che Nihil novum sub sole (niente di nuovo sotto il sole...).
Tassa sul Vino
B.Pinelli, Osteria romana
Il vino  ad esempio.....Da sempre, il consumo del vino era largamente diffuso fra la popolazione, che frequentava spesso e volentieri le osterie, e per questo motivo aveva attirato  l’attenzione dei papi. 
Da notare l’ipocrisia della politica pontificia nei confronti del vino, come di altri  commerci proibiti, ma tassati. Nel caso del vino si giustificava la tassa con la necessità di diminuire il suo consumo, perchè ritenuto pericoloso soprattutto per l’ordine pubblico...Però lo stato ci lucrava sopra incassando una bella cifra dal suo commercio.  

Un primo passo fu quello di concedere all’ebreo Meier Maggino di Gabriello (15 luglio 1588),  la privativa di fabbricare dei contenitori di vetro, in modo che l’avventore potesse controllare l’esatta misura servita dall’oste. 
Con la pubblicazione di un bando si obbligavano gli osti ad usare le nuove misure fatte in vetro trasparente, col impresso un sigillo della Camera apostolica (cioè il Ministero delle finanze dello Stato pontificio), in sostituzione dei vecchi boccali di ferro o coccio che avevano una bocca larga che facilitava le frodi e in primis  l’aggiunta dell’acqua al vino. 


Si conoscevano bene le frodi commesse dagli osti. 
Gli osti così avrebbero dovuto pagare un quattrino per ogni fojetta di vino venduta. 
La fojetta era la misura piombata da ½ litro. C’erano poi i multipli e i sottomultipli: er Barzilai * da 2 litri, il tubo da 1 litro, il quartino da ¼ di litro, il chirichetto da 1/5 di litro e il sospiro da 1/10 di litro.


La leggenda su Sisto V e gli osti di Roma. Figuriamoci il malcontento degli osti riguardo al nuovo sistema di misure per il vino!!
Eco di tuttociò era arrivato alle orecchie  di Sisto V. Così il papa, fingendosi un vecchio eremita,  entrò in un'osteria chiedendo una mezza fojetta

Non visto, versò il vino in una fiasca che si era portato dietro. Ne ordinò un'altra, poi un'altra ancora e continuò così per parecchie volte. Ad ogni ordine, l'oste doveva scendere in cantina a riempire la piccola misura con quella minima quantità di vino; ben presto questa seccatura cominciò ad infastidirlo e prese a bestemmiare e a maledire il nuovo sistema e il papa che l'aveva voluto.
Il giorno seguente, quando l'oste andò ad aprire l'osteria, si accorse che nottetempo era stato innalzato un patibolo proprio lì vicino. 
Contento cominciò ad allestire i tavoli, pensando subito ai guadagni che la prossima impiccagione gli avrebbe portato, grazie al pubblico che si radunava per assistere allo spettacolo
Tuttociò infatti si sarebbe tradotto in molti clienti per l'osteria... 
Ma le prime due persone a varcare la soglia furono il boia e il suo assistente. Pochi minuti dopo, l'oste era appeso al centro della piazza, come monito a rispettare le nuove disposizioni.
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*dal nome di un politico romano di fine '800, inizio che usava offrire vino in gran quantità ai suoi elettori.