Roma sparita

7 marzo 2023

Donne di Roma sparita, senza peli sulla lingua..

La prontezza nel rispondere a tono delle donne romane era ed è risaputa da tutti...Anche il teatro, cinema, letteratura hanno contribuito a rappresentare la figura di una popolana sempre pronta a dire la verità, a rispondere a tono sia alle altre donne popolane o nobildonne che siano, sia agli uomini con cui avevano a che fare. Mariti, fratelli ma non solo..

G.G. Belli e G.Zanazzo ci raccontano le donne del loro tempo

Sia Giggi Zanazzo, e prima di lui il Poeta Belli dedicano molta attenzione alle donne, sempre molto presenti sia nei Sonetti belliani che nei lavori di Zanazzo..
Una breve scenetta scritta da Giggi Zanazzo ci aiuta a ricostruire il carattere della donna romana
La protagonista è una ragazza che sicuramente doveva essere di bella presenza, che si reca in chiesa per purificare l’anima dai peccati, e si trova davanti un confessore un po’ troppo “invadente”.

Il prete, in maniera poco ortodossa, piuttosto che chiederle dei suoi peccati fa domande che mettono in luce la curiosità morbosa, tipica di alcuni preti-confessori. 
Questa tipologia di sacerdoti sfruttava la posizione di superiorità che esisteva fra loro e i fedeli per carpire qualche segreto circa la sfera sessuale di quella, che in questo caso, credeva una ingenua ragazza, credulona e rispettosa dell'autorità.
Ma il prete forse non sapeva che nel confessionale c'era una romana de' Roma..senza peli sulla lingua.

Godiamoci questa divertente scenetta...
"Indove te róde grattete"

Dice che 'na vorta una bbella regazza s'agnede a cconfessà.
Er confessore ch'era un prete ggiovine j'incominciò a ffa' un sacco de domanne, de questo, de quello, e de quell'antro. Come se chiamava er padre, che mmestiere faceva, chi bbazzicava, eccetra ; la madre che ffaceva, quanti fratelli ciaveva e cche ffaceveno ; si llei faceva l'amore, con chi, eccetra eccetra.

La regazza abbozzò, abbozzò, e ccercò de risponne come potè mmejo a le domanne de quer ficcanaso der prete. Ma quanno questo se n'uscì cor domannaje si la notte quanno stava a lletto, indove tieneva le mano, lei spazzientita j'arispose :

Le tiengo in croce sur petto, e indove me rode me gratto.


[versione. Dove hai prurito grattati.
Si racconta che una volta una bella ragazza andò a confessarsi.
Il confessore che era un prete giovane incominciò a fare un sacco di domande, chiedendo questo quello e quell'altro. Come si chiamava il padre, che mestiere faceva, chi bazzicava, etc; che faceva la madre, quanti fratelli aveva e che facevano; se lei faceva l'amore, con chi , etc..
La ragazza sopportò, sopportò, e cercò di rispondere come meglio potè alle domande del quel prete ficcanaso: ma quando questo se ne usci con domandarle se la notte quando stava a letto dove teneva la mano, lei spazientita gli rispose:
-Le tengo in croce sul petto, e dove mi prude, mi gratto.]

Il confessionale.
San Carlo Borromeo nel 1577 pubblica due libri sulle Istruzioni intorno alla Fabbrica ed alla suppellettile ecclesiastica [clicca qui] in cui si parla per la prima volta del confessionale, che prima di lui non esisteva.
Il suo principio di vita era che l’ordine interiore si raggiungesse attraverso l’ordine esteriore: per rimanere puri occorreva rinunciare il più possibile a contatti con gli altri. Così l'invenzione del confessionale risponde dunque a questa esigenza morale ma anche ad una necessità sanitaria, per via delle pestilenze che flaggellavano Milano. 
Così la necessità di un mobile di legno, chiuso, che consentiva di comunicare tra sacerdote e penitenti solo attraverso una grata bucherellata (con fori "della grandezza di un cece").
G. Bodinier. Paysanne
de Frascati au confessionnal
 (1826)

Cap. XXIII: Il confessionale

Anche nella chiesa più modesta ve ne devono essere al­meno due, per tener distinti gli uomini dalle donne. Se gli officianti sono molti, come nelle cattedrali e nelle collegiate, ve ne sarà uno per ciascuno, sempre distinti fra quelli riservati al­l'uno e all'altro sesso. Dev'essere in legno, chiuso su cinque lati ma aperto sul davanti, con la possibilità però di chiuderlo a chiave con un cancello o un graticcio perchè "quando non c'è il confessore, laici, vagabondi o persone sudicie non vi si possano sedere e dormire oziosamen­te, con irriverenza del ministero che ivi si esercita" ( pag. 124).  Dev'essere diviso vertical­men­te in due ambiti, uno per il sacerdote e uno per il penitente, e dev'essere collocato in modo che il sacerdote si trovi sempre verso l'altar maggiore e il penitente verso la porta. Il tramezzo fra i due ambiti dev'essere aperto da uno sportello che verso il confessore avrà una tendina e verso il penitente una grata piuttosto fitta (con fori "della grandezza di un cece"). Da entrambe le parti vi saranno cartelli pro-memoria per le rispettive funzioni.