Roma sparita

4 maggio 2019

Roma sparita. Superstizioni e rimedi per l'infanzia (2)

A Roma sparita non erano molte le conoscenze medico-scientifiche. 
E nel caso delle malattie infantili, le cui cause erano perlopiù sconosciute,  si pensava subito  a qualche gesto scorretto della mamma,  alla cattiva alimentazione e...molto molto spesso a forme di magia nera o di malocchio provocate da persone invidiose, che forse non potevano avere bambini.
Per fortuna c'erano le vecchine, le comari a suggerire rimedi naturali per alleviare i problemi e le malattie tipiche dell'infanzia.  
I capelli. 
Può sembrare strano ma proprio questi erano i primi elementi da cui si poteva capire se  i bambini stavano male !! Infatti quando stavano dritti e non si potevano pettinare, ed erano duri e arsi come la stoppa allora ci si doveva preoccupare. 
Calore e stitichezza. 
Si dovevano fare i lavaggi (lavativi) all’intestino con un acqua in cui era stata bollita per un‘ora un soldo di trippetta, quella che si dava al gatto, per intenderci. Quest’acqua portava via il calore di cui soffrivano più le femminucce che i maschietti.  
Per chi soffriva di stitichezza una mano santa era costituita dalla triaca, di cui si è parlato[...]
Mal di stomaco. 
Era piuttosto comune che i neonati faticassero a digerire il latte. Bastava allora scaldare due dita d’acqua con un po’ di zucchero, e cos' con qualche cucchiaino di questa mistura la digestione migliorava.
Per rinforzare, tenere lontani i vermi e tanti altri mali era consigliato tenere una collana di aglio intorno al collo
L’aglio infatti - diceva la buonanima della nonna -  era un rimedio contro mille malanni.
La rufa in testa. 
Spesso sulla testa dei neonati si potevano trovare delle crosticine simili alla forfora.  Non si dovevano assolutamente levare per non fare del male al cervelletto. Però per ammorbidirle si poteva ogni mattina ungerle con un po’ di olio di mandorle dolci. Quando poi si chiudeva il cervelletto, la cosidetta rufa cadeva da sola.
Altro rimedio consisteva  nel prendere qualche foglia di pesca e farla bollire nell’olio di oliva dentro una pentolino. Quando le foglie si ingiallivano, si buttavano e con l’olio rimasto si ungeva la creatura sulla testa la sera e la mattina.
Il sonno delle creature.
A tale scopo utilissimi erano i semi del papavero, messi a bollire in un pentolino con acqua e poco zucchero, oppure con olio di mandorla dolce.
Dopo la bollitura si formava uno sciroppetto, che si faceva bere nella dose di uno o due cucchiaini alla creatura, che non prendeva sonno.
I vermi dei bambini. 
Dal numero dei rimedi suggeriti per i vermi, sembrerebbe che la malattia fosse parecchio diffusa a Roma sparita. Spesso i bambini crescevano male, ed erano affetti da prurito anale  e colichette. Ovviamente la promiscuità che spesso c'era nelle povere case, aiutava la diffusione della malattia.  
1° rimedio. Limone messo in un cucchiaio di olio buono, mischiato con un altro cucchiaio pieno di farina di grano. Si doveva sbattere tutto e darne un cucchiaino a digiuno per tre mattine.
2° rimedio. La sera gli si poteva dare una cartina di erba santonina in un dito di vino buono: la santonina (artemisia santonica) era un'erba di cui i semi e le punte si adoperano come vermifughi. La mattina dopo un pochino di olio di ricino e di mandorla dolce. La santonina serviva per ammazzare i vermi e l’olio per cacciarli fuori.
3° rimedio.Poteva fare bene anche qualche cucchiaio di erba corallina bollita.
4° rimedio. Gli faceva bene mangiare una pappetta cotta coll’aglio e olio.
5° rimedio. Altra mano santa era ungere i polsi, la testina, le narici, il petto, il collo e l’ombelico con un po’ di vino tenuto in fusione per una giornata sana con l’aglio e la canfora dentro un tegamino di coccio.
6° rimedio. Infine il cosidetto semesanto (cioè Artemisia maritima), cioè una pianta erbacea aromatica con foglie frastagliate e piccoli fiori gialli. Si tratta di un efficace vermifugo che veniva spesso usato dalla farmacopea del passato, ma che trova innumerevoli applicazioni anche nell'erboristeria odierna.
Appena la creatura li prendeva si poteva dire guarita.

A proposito dei vermi. Nella Roma sparita era così comune la circostanza che i preti avessero figli che, come riferisce Zanasso,  ai figli dei preti si diceva: 

"Beati vojantri che arméno nun patite de’ vèrmini: sete de seme-santo!"
[Beati voi che almeno non soffrite della malattia dei vermi: siete di seme santo]

La tosse. 
Serviva un soldo di radice dell'altea (Althaea officinalis) che è una pianta della famiglia delle Malvaceae utile in caso di disturbi alle vie respiratorie, e che ha anche proprietà emollienti, lenitive e protettive. A questa si aggiungeva un po’ di papavero, gomma in polvere, zucchero e si faceva bollire mischiata al latte in una pila di coccio.
Si doveva dare al bambino per tre sere.
Altro rimedio era con la carta straccia bucata ben bene, messa sul fuoco a riscaldare si doveva ungere con sego o burro e applicare sul petto della creatura. In tre sere la tosse e il raffredore passavano.
La tosse asinina o convulsa
Per guarire da questa fastidiosa malattia, si utilizzava questo metodo: si mettevano a bollire insieme 4 cipolle e 4 bicchieri di latte, in modo di ridurrre il liquido ad un bicchiere. Allora si prendeva una cipolla, si spaccava in due e si applicava sul collo della creatura. L'altra mezza si metteva sulla bocca dello stomaco. 
Si continuava con gli impacchi utilizzando le altre tre cipolle per sei ore di fila. 
Intanto anche il latte con la cipolla si faceva bere a cucchiaini. Garantito un giovamento immediato!!
Per guarire le creature rachitiche. Si doveva far bollire una fetta di midollo di porco maschio, insieme al fondo del vino in un pentolino di coccio nuovo.
Quando il tutto aveva bollito parecchio, si trasformava in un unguento con il quale si facevano delle applicazioni sulle giunture del bambino, fino alla completa guarigione del rachitinismo.
Per distrarre le creature quando si fanno male. 
Ieri come oggi, avveniva che spesso i bambini si facessero male. E cominciavano a strillare come anime dannate.  Allora per farle ridere e distrarre gli si prendeva la parte indolenzita, gli si strofinava sopra con la mano e gli si diceva:

 Guariscia guariscia,Er gatto ce piscia, Er gallo cià ppisciato;È gguarito l’ammalato!» .
[Versione . "Guarisci, guarisci, il gatto ci piscia, il gallo ci ha pisciato; è guarito l'ammalato".]

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